VINCERE
PER SERGIO VANTAGGIATO E ANTONIO DE GIORGI
Una promozione tutta da conquistare, con
dedica
di Fabio Perrone
A Lecce stavolta ci credono, eccome. Numeri e raziocino
dicono che la A dovrebbe essere alla portata: gli uomini
ci sono, il tecnico la sa lunga, la società ha agito
bene. Ma qualcosa ancora manca. I risultati non
convincono in pieno. Sia per l’altalenanza con cui sono
giunti, sia per il modo in cui sono maturati. Lo scorso
anno di questi tempi vedevamo i sorci verdi, e Zeman era
prossimo all’addio. Quest’anno invece la media è di
dodici punti in più rispetto alla stagione passata.
Confronto improponibile dunque, ma un pacato malumore
continua a serpeggiare nell’ambiente. Sembra quasi che
nei momenti importanti, quando serve il cambio di passo,
a questa squadra venga la tremarella. Prove importanti
ci sono state, per carità. Come la vittoria sul Chievo e
l’Albinoleffe. Schiaccianti. Come la sfilza di risultati
utili conseguiti lontano dal Via del Mare (cinque
vittorie e due pareggi su nove gare). Un tesoro
prezioso, che nella muscolare ed estenuante serie B va
custodito e rimpinguato con sana avarizia.
I passi falsi disseminati qua e là, però, fanno
riflettere. Contro corazzate quali Bologna, Mantova e
Brescia ci si è dovuti inchinare. Le gare con Ascoli,
Spezia e Grosseto gridano ancora vendetta. E anche
quando si è vinto, spesso lo si è fatto senza
convincere, o per il rotto della cuffia. Il gioco poi,
specie sulle fasce, spesso non è incisivo (inammissibile
per un 3-5-2). Le riserve di champagne sono merce rara,
ed i più si sono chiesti, si chiedono, e probabilmente
si chiederanno perché ad uno come Valdes venga concesso
così poco spazio. Qualcuno potrà rispondere: “Questione
di equilibri!”. E allora ben vengano gli equilibri,
purché continuino a venire anche i risultati, magari con
cadenza meno oscillante.
Stranezze del calcio. Fatto sta che da agosto a
dicembre, la classifica ha sempre visto i salentini
molleggiare nel sestetto di testa. Buon segno. La
squadra tiene. Merito soprattutto della già citata
marcia da trasferta (da prima della classe), che
Zanchetta e compagni riescono di consueto ad
ottimizzare, sfruttando le proprie peculiarità: di
squadra brava a chiudersi e veloce nel ripartire.
Bisogna quindi andare avanti con fiducia. Del resto le
basi su cui lavorare sono solide. Attenzione però.
Partecipare ai play-off non significa andare in serie A.
I play-off fanno storia a sé e saranno spietati. Già da
ora si dovrebbe lavorare per “evitarli”, provando ad
azzeccare la promozione diretta che non è poi
un’eventualità così utopica. Tra le tante motivazioni
che dovrebbero contribuire a dare la giusta spinta, due
in particolare potrebbero rivelarsi determinanti. Due
dediche, da tingere di giallo e di rosso: i colori che
Sergio Vantaggiato ed Antonio De Giorgi portavano nel
cuore. Vincere per loro non avrebbe eguali.
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