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ICI, chi paga si chiede: “Perché?

‘Contadini’ diventano ‘industriali’

Opere di urbanizzazione non ne vedono, ma già ne sopportano gli oneri!

di Anna Maria De Ramundo

Ascoltando le lamentele di chi ormai da un bel po’ di tempo, in alcuni casi anni, paga la ‘famigerata’ imposta per dei terreni ‘agricoli’ rientrati nella zona industriale (in seguito a un P.P. e a delle variazioni dello stesso), è sorto il dubbio se tutto ciò sia legittimo! Non parliamo della legge, tutti quanti sappiamo che l’amministrazione non si sognerebbe mai di chiedere ai suoi cittadini, tributi non dovuti, parliamo di buon senso…

L’oscura normativa poco interessa al cittadino che la mattina si alza all’alba per curare la sua terra che per Volontà Superiore ha ottenuto una promozione diventando ‘industriale’, ma che di fatto non ha mutato la sua condizione, anzi…

Lo sappiamo che il terreno è diventato importante, che adesso gli ulivi secolari, le viti, gli ortaggi che per anni lo hanno accompagnato possono essere sostituiti da un capannone, da una fabbrica (la zona è divenuta edificabile!)…ma di fatto è così?

La legge è contro il contribuente e neanche la giurisprudenza gli si dimostra amica. Con una sentenza a Sezioni Unite (la 25506 del 30 novembre 2006 ), i giudici della Suprema Corte sono intervenuti sul tema ICI , circa l’interpretazione dell’art. 2, comma 1, lettera b), del d.lgs. 30 dicembre 1992 n. 504, che si occupa della definizione di fabbricati ed aree per l’applicazione dell’imposta e hanno detto che ai fini ICI un’area è da ritenersi fabbricabile se utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal comune, a prescindere dall’approvazione della regione e dall’adozione di strumenti attuativi del medesimo.

E allora il contadino, o il figlio del contadino che si è ritrovato per successione un terreno di proprietà del nonno o del bisnonno e che di quanto scrive la Cassazione poco sa e forse poco vuole sapere, deve pagare? Certo, deve pagare!

Lo dice la Legge, lo dicono anche Quelli che la legge la applicano. Ma ritorniamo all’inizio di questa ‘riflessione’, per chiederci: lo dice anche il buon senso? NO IL BUON SENSO DICE NO!!!

Anche l’art. 97 della Costituzione dice al primo comma che la Pubblica Amministrazione deve seguire nello svolgimento delle sue funzioni i principi del buon andamento e dell’imparzialità. Ma di fatto è così? L’abbiamo già scritto, la Cassazione vi dà ragione: i terreni di questi poveri ‘contadini’ rientrano in uno strumento urbanistico, ancorché non operativo e per quest’unica ragione il valore venale del suolo lievita secondo le leggi di mercato.

Ma chi da ‘contadino’ è divenuto ‘industriale’, opere di urbanizzazione non ne vede, eppure già ne sopporta gli oneri! Dove sono le strade di accesso, dove sono le reti idrica, elettrica, telefonica?

La verità è che questi terreni pur essendo edificabili perché inseriti nel PRG comunale, non possono essere considerati aree effettivamente edificabili vista anche la mancanza di una lottizzazione, nessuno ad oggi sa se e quando l’Amministrazione deciderà di espropriare, né sa nei confronti di chi procederà a liquidare l’agoniato indennizzo!

E non ci venissero a dire che un piano sulla carta c’è ed è visionabile nei locali di Via Puccini, perché è proprio di questo che stiamo parlando di un piano che esiste forse solo sulla carta!

Augurandoci, come sempre, di essere al più presto smentiti ricordiamo ai futuri ‘industriali’ quello che l’amico Tommaso Padoa Schioppa ha detto: ‘LE TASSE SONO UNA COSA BELLISSIMA!’